martedì 18 marzo 2014

Con il sorriso

Da tanto non scrivevo su questo blog. Negli ultimi tempi la palestra ci ha occupato tutti molto e, spesso, per questioni necessarie, ma lontane dalla ginnastica. Succede.

E' iniziata la nuova stagione agonistica e subito, ad ogni week-end, le nostre ragazze e i nostri ragazzi, hanno affollato, per ora, le palestre della regione e non solo (effetti della macroregione voluta dalla Federazione) con risultati sempre lusinghieri.

Domenica un folto gruppo di nostre bambine e ragazze (34 in tutto), appartenenti ai cosiddetti corsi di base, hanno svolto la loro prima "garetta". Una gara intersociale ottimamente organizzata (complimenti!) dalla Noi Gym di Pero di Breda di Piave (TV).


Sia chiaro, "garetta" è un termine che noi adulti usiamo per identificare gare minori o non ufficiali, ma vi posso assicurare che per le bimbe e i bimbi, qualsiasi gara è giustamente importante e merita assoluto rispetto. Dovremmo ricordarlo, di tanto in tanto. 
Ho visto lavorare in palestra i tecnici (Luana Pellegrinelli e Linda Zennaro, entrambe con la SPES da quest'anno nella veste di istruttori), con grande entusiasmo e passione, così come ho potuto vedere l'impegno, massimo, che hanno messo le ragazze, ogni giorno.


Devo dire che lavorare con gruppi di base molto estesi ed eterogenei non è facile, per nessuno. Spazi ridotti, incastri e code agli attrezzi, capacità di adattare i programmi al momento. Tempo ridotto e materiale umano complesso e variegato. Spesso sono gruppi che, per età o per attitudini fisiche, non porterà nessuno a fare ginnastica agonistica.

Nonostante questo (che rappresenta una grande palestra di vita non solo per i ragazzi), le soddisfazioni sono dietro l'angolo. La gioia e le tensioni, le paure e le certezze con cui le ragazze affrontano le gare, sempre con il sorriso, pagano, molto.

Brave ragazze, continuate a sorridere. Continuate a divertirvi e a fare, con impegno e passione, le cose che vi piacciono. Un posto per voi, nella nostra palestra, ci sarà sempre. Ve lo promettiamo.

domenica 24 novembre 2013

Straordinari ragazzi, ma.....

Per una società sportiva, avere tre ragazzi tra i primi 6 di un Campionato Italiano di Categoria di Ginnastica Artistica (chi conosce la ginnastica comprende le difficoltà solo a fare un esercizio in ognuno dei 6 attrezzi!) ha un significato enorme e straordinario. Sapere che il 50% dei primi 6 italiani di quella categoria, si allenano nella "tua" palestra, fa quasi venire le vertigini.

I ragazzi di Matteo Centazzo sono stati stati immensi. Nicolò Mozzato, il più piccolo del gruppo è giunto terzo, davanti di pochissimo al compagno Filippo Castellaro (quarto) e di poco avanti all'altro compagno Stefano Patron (sesto).


E' un gruppo straordinario che - lo ribadiamo ancora una volta - ha il futuro tra le mani.

Ho messo però quel "ma" finale. Non me ne vogliano i ragazzi, Matteo e i genitori. Dobbiamo essere onesti avevamo pregustato qualcosa di diverso, non nascondiamoci. 
Filippo, Stefano e Nicolò giungevano a Mortara, dopo le qualificazioni regionali, con i tre migliori punteggi italiani. Avevamo forse sognato in grande (non c'è nulla di male). Una sfida interna dove si tifava per la ginnastica, per la SPES. Forse qualcuno aveva anche visto (umilmente mi annovero tra questi) che il più piccolo del gruppo, Nicolò, avrebbe sfruttato l'eterna rivalità tra Filippo e Stefano (quest'anno ancora più ad altissimi livelli) mettendo in pratica l'antico proverbio.

Invece qualcosa è mancato. Una piccola sfumatura, l'errore che non ti aspetti, l'imperfezione proprio nella gara decisiva. Per carità, questo è lo sport. Non è la prima volta e nemmeno sarà l'ultima volta. Ma, un pizzico di amaro in bocca ci è rimasto. Alle finali nazionali, nonostante tutto, non siamo mai riusciti, con questo gruppo a superare quel terzo gradino (Filippo nel 2010, Nicolò nel 2012 e ancora quest'anno) del podio. Una sorta di maledizione. Questo, beninteso, senza nulla togliere a coloro i quali meritatamente hanno occupato il primo e il secondo posto.

Un amaro che si addolcirà ben presto e che sono sicuro, darà nuovi stimoli a tutti.




mercoledì 13 novembre 2013

Anche per te, Kuki


Ho conosciuto Annamaria (Kuki) alla fine del suo percorso professionale e, purtroppo, di vita. Un viaggio, quello della sua vita, intenso e produttivo. Instancabile sotto il profilo professionale e pieno da un punto di vista relazionale. 
Da poco ero diventato vice-presidente alla SPES, in un momento non certo facile, le devo molto.
Di lei ho apprezzato subito, oltre ad una grande passione e conoscenza della ginnastica (cosa, soprattutto quest'ultima, non così frequente), una straordinaria visione d'insieme.
Il suo rapporto con la palestra era totale. Non vi era cosa, da quella più banale a quella più complessa che non meritasse una sua attenzione.
Ho percepito la sua forza, la sua lotta, negli ultimi giorni della sua esistenza. Nonostante l'intima conoscenza dell'avvicinarsi del suo momento, non ha mai voluto lasciarci soli. La ricordo pochi giorni prima della sua morte, a commentare a bordo pedana la gara "delle sue ragazze", a dispensare consigli e perfino, in quel momento, faticosi sorrisi.

Ho pianto come tutti quando ci ha lasciati. 

Ho conservato questa frase, scritta da una delle tante persone che sono venute a contatto con lei in palestra, mi perdonerà se mi permetto di usarla. Racchiude l'immagine che ho, e che credo tutti abbiamo, di Kuki, ma soprattutto contiene il senso di un insegnamento perenne.

Cara Kuki grazie di aver messo tante volte le nostre figlie "in riga", a tutte hai insegnato a fare il punto del proprio lavoro, e questo è stato un insegnamento prezioso anche per la vita. Grazie Kuki per aver sostenuto incoraggiato coccolato anche chi nell'artistica aveva cuore e non muscoli come noi. Abbiamo il cuore pieno di immagini tue e tutte con il sorriso.

Ecco, ancora oggi, mi capita - soprattutto nei momenti difficili in palestra - di pensare a cosa mi avrebbe suggerito di fare Kuki, a quale sarebbe stata la sua lettura dei fatti. Mi aiuta a non mollare.

Anche per te Kuki.

mercoledì 30 ottobre 2013

Dai Camilla....continua così

Qualche giorno fa, scherzavamo con le ragazze della sezione aerobica, sulla massiccia presenza di ... Camilla. Quel giorno erano ben tre su cinque ragazze che si stavano allenando. "Se non ti chiami Camilla è meglio non iniziare nemmeno".


Camilla, non ci ha delusi. Solo un piccolo decimo di punto le ha impedito di conquistare la Coppa Italia allieve. Un'inezia, un giudizio più sul piano artistico che dell'esecuzione, ma una posizione strameritata e cercata, con tenacia.

Mentre scrivevo il comunicato stampa per il suo secondo posto, pensavo alle volte che la incrocio in palestra. Camilla è sempre seria, perfino nel volto, lavora con determinazione e con grande forza. Non ricordo di averla mai vista sbuffare o tirarsi indietro. Per i suoi 11 anni a volte mi è sembrato quasi esagerato. Naturalmente mamma e papà, e perfino i suoi tecnici, potranno dissentire da queste mie affermazioni. Sono solo frutto di brevi osservazioni.

Ma, la cosa che mi ha sempre colpito di Camilla e la sua trasformazione quando entra in pedana. Si lascia trasportare dal suo esercizio, i movimenti si susseguono velocemente e con grande ritmo, mentre lei, quasi senza fatica, sorride colma di gioia. L'immagine che mi viene in mente è quella di Billy Elliot (ricordate quel film di Stephem Daldry del 2000, sul ragazzo, coetaneo di Camilla, che amava la danza oltre ogni cosa). Naturalmente il contesto è completamente divers ma, a Billy Elliott del film, quando gli chiesero cosa provava ballando rispose "un fuoco che mi brucia dentro, sono elettricità pura, entro in un mondo mio e mi scordo il resto".

Non so cosa Camilla provi durante i suoi esercizi (sarà lei a dircelo se ne avrà voglia), sappiamo tutti però che sono ben fatti e belli da vedere. Dai Camilla, continua così, divertiti.




giovedì 17 ottobre 2013

Ciao Silvia, e grazie!


Spesso i tecnici lasciano le società sportive sbattendo le porte. In genere in polemica con qualcuno, altre volte alla ricerca di situazioni migliori. Appartiene alla storia dello sport, e del genere umano, nessun problema.
Il caso di Silvia è diverso. Lascia la società perchè cambia la sua vita. Scelta coraggiosa, avventurosa e, per quanto mi riguarda, bella, comprensibile e stimolante.

Certo Silvia lascia un grande vuoto alla SPES. Ne sanno qualcosa le sue allieve, quelle che lei definiva, le mie "polente al sugo", e che da anni seguono, perfino nel torrido caldo estivo, i suoi insegnamenti. Nulla di strano verrebbe da dire. Invece per le "ragazze di Silvia" lo è. Le sue allieve predilette non sono ginnaste nel senso classico, non sono agoniste e forse (il mai preferisco in ogni cosa non usarlo) non lo diventeranno mai. Sono bambine, alcune già adolescenti, che grazie ai suoi insegnamenti (non solo sportivi) hanno imparato ad amare questo bellissimo sport, ad aggiungere ogni volta una piccola conquista, un gesto, una difficoltà (per altri perfino troppo facili). Una sfida in primo luoghi con se stesse. 

E' prassi che superata una certa età, che nella ginnastica femminile è ampiamente pediatrica, o si è brave (molto) o si cambia sport. Altre cose sono perfino, in certi occasioni, mal viste. L'esperienza di queste ragazze è oggettivamente in controtendenza. Ecco perché, in qualche modo, rappresentano un patrimonio della nostra società. Vederle entrare in palestra sorridenti, lavorare contente e partecipare alle attività con immutato entusiasmo è piacevole.


Ieri sera ho assistito ai saluti solcati di lacrime della ragazze. In questi giorni ho letto i commenti su Facebook delle più grandi, alcuni commoventi, altri forse infantili e infine altri ancora adulti e prepositivi.
Voglio prendere una promessa fatta da una delle ragazze alla fine del suo messaggio di saluto: "Quando torni saprò fare tutte e tre le spaccate, te lo prometto". Ecco questo impegno è per Luana e Yamira che continueranno a seguire le "polente al sugo" di Silvia.

Naturalmente Silvia lascia tante altre cose, gli altri due gruppi di allieve e i corsi serali. Così come sono sicuro che Silvia porterà con sé questa esperienza, perchè è sempre vero che il rapporto insegnante-allievo arricchisce entrambi. A noi resteranno il suo sorriso e la sua splendida voce (apprezzata durante l'ultima Accademia).

Ciao Silvia, grazie. Continua a sorridere.






lunedì 14 ottobre 2013

L'eterno secondo

Questo post lo dedico con grande piacere a Stefano. La rivalità nello sport è il sale. Grazie ad essa si migliora, si cresce e si trovano nuovi stimoli. Certo la sfida è un continuo altalenare tra il superare i propri limiti e il confronto con gli altri. 
Spesso gli altri sono i tuoi amici, quelli con cui sei cresciuto in palestra.
Era l'ottobre del 2008 quando Stefano, nel Campionato Regionale di Categoria, fu superato la prima volta da Filippo, suo compagno di allenamento e amico fraterno. Entrambi avevano 9 anni.
Da allora, ed ad ogni prova regionale (e a molte interregionali), Stefano si è accomodato sul secondo gradino del podio, guardando dal basso all'alto, e con immutato affetto, l'amico Filippo. Una rivalità che ha giovato ad entrambi. I due ragazzi crescevano, diventavano sempre più bravi e le famiglie stringevano solidi e duraturi legami di amicizia.
Un giorno Stefano riuscì perfino ad eguagliare il punteggio di Filippo (cosa non facile nella ginnastica artistica dopo una rotazione ai sei attrezzi), ma, ironia della sorte, il regolamento prevedeva che al più giovane fossero concessi gli onori della vittoria. Ancora una volta Stefano guardò Filippo salire su quel gradino più alto. Sembrava una storia destinata e rimanere tale in eterno.


Sabato scorso Stefano ha battuto Filippo, per la prima volta.
Salire sul podio più alto, è stata per lui una gioia immensa. Una catarsi.


E' stato bello - bisogna essere onesti - vederlo commosso alzare al cielo la coppa. In un podio composto da tutti atleti della SPES (oltre a Filippo, sul terzo gradino il sorridente, e più piccolo, Nicolò che già inizia a dare del filo da torcere ai due più grandi). Filippo sportivamente ha accettato questa "sconfitta" (siamo chiari a nessuno piace perdere, quanto meno a super-Pippo!), perchè i sentimenti e le relazioni sono sempre più importanti.


Sabato si è infranto un tabù. Da domani la rivalità tornerà ad essere forte e ognuno, siamo sicuri, si impegnerà al massimo. A noi non resta che essere orgogliosi di questi tre splendidi ragazzi, che siamo sicuri ci regaleranno, insieme, ancora molte e molte emozioni.

Naturalmente, in gara, che vinca il migliore!

venerdì 13 settembre 2013

Dai, facciamo un lavoretto....

I ginnasti, e ovviamente i tecnici, passano ore e ore in palestra. Anche Presidente, Vice e Consiglieri consumano i pavimenti dei corridoi tra una stanza e l'altra. Per molti è una seconda casa. Si creano relazioni, a volte si litiga e talora perfino ci si innamora. Naturalmente, nonostante tutto, spesso ci si diverte (anche molto) e creare un gruppo affiatato, non solo tra gli atleti, è un passaggio necessario, e indispensabile, per ottenere qualsiasi risultato.


Una palestra inoltre (quelle di ginnastica in genere e la nostra in particolare) richiede continua manutenzione e ogni giorno qualcuno ricorda che "c'è da fare un lavoretto".

L'ingegno non manca. Vi è qualcuno che con grande competenza (siamo sinceri avere qualcuno che sa, è assolutamente necessario) sviolina quotidianamente soluzioni tecniche, raffinate ed elaborate, ad ogni problema. Il pragmatico di turno vuole pianificare chi, come e quando che generalmente si scontra con i mille ostacoli del quotidiano.
Le priorità sono variabili e per ognuno (tecnici in particolare!) assumono tratti di urgenza, da cardiochirurgo.
Per il pessimista è meglio non fare nulla, tanto tutto è destinato al declino. Di contro per l'ottimista, "già che si fa una cosa si può anche fare quell'altra, tanto in poco tempo si fa tutto", salvo poi arrendersi, dopo ore, alla realtà.
Ma, la fase più affascinante, è senz'altro la chiamata alla discussione generale. Ore di teorie di meccanica e fisica, di ingegno da carpentiere-artista e di progettazione partecipata che nemmeno alla Nasa arriva a simile precisione e dettaglio.

Insomma quando scatta la chiamata "dai, facciamo un lavoretto", l'intero genere umano è messo a nudo.